C’è speranza per il nostro rito quotidiano del caffè, di rimanere accessibile, senza costi aggiuntivi e senza perdere ulteriore qualità? Oppure il prezzo del caffè è destinato ad aumentare e basta?
In tantissimi prodotti a base di caffè, si è alla continua ricerca del prezzo basso. Con la convinzione dei produttori e torrefattori, di avvicinare e raggiungere più consumatori possibili. Ma non hann fatto i conti con la realtà delle cose.
Stiamo andando in contro a 3 cause che produrranno effetti eccezionali nel mercato del caffè, di cui 2 completamente fuori dalla portata dell’uomo.
Le basi e i presupposti per scrivere questo articolo, le ho acquisite grazie alle varie esperienze di formazione a cui ho partecipato negli anni e lavorando nel settore del caffè (Vending e O.C.S. per la precisione). Ecco perché qui parlo proprio di 3 motivi ben precisi.
Tuttavia, ho fatto ricerche continue negli ultimi cinque giorni. Soprattutto da fonti estere che trattano la compravendita di caffè e seguono la borsa delle commodities (i vari beni di prima necessità quotati in borsa tra cui il caffè).
Il risultato della ricerca su costo e prezzi del caffè è stato unanime. Negli ultimi quattro trimestri il prezzo è sceso per sovrapproduzione. Essendoci più materia prima da vendere rispetto alla domanda da parte degli acquirenti, è normale. Ergo il caffè oggi costa meno!
Detto così, sembra un titolo di articolo scorretto o non reale. Ma posso dimostrarti che è vero. Il costo del caffè aumenterà nei prossimi 10 anni e ho ben tre assi da giocare a mio favore in questo poker di trimestri al ribasso in borsa.
A rimetterci saranno soprattutto i torrefattori a cui mancherà forza nel potere di acquisto (salvo cooperative) ed il consumatore finale costretto a bere caffè trasformato in “acqua sporca” a causa della corsa al risparmio dei produttori. Non parlo solo di denaro, ma di qualità della materia prima, lavorazioni, stoccaggio. Quindi della resa in tazza e al palato del consumatore finale.
Tanti torrefattori saranno costretti ad acquistare materia prima scadente oppure ad alzare i prezzi per ammortizzare l’aumento dei costi. In entrambi i casi, la maggioranza chiuderà baracca perché non avrà mercato (fuori dai giochi). Utilizzare caffè a costi ancora più in bassi allontanerà i clienti nel breve/medio periodo ed alzare i prezzi sarà una manovra molto difficile senza avere un Brand forte, trainante e credibile. È inevitabile (oltre 1007 torrefazioni in Italia. Fanno tutti qualità???).
La grande distribuzione (ovvero grossi gruppi di distribuzione/alimentari) continuerà a fare il solito mestiere. Caffè a marchio proprietario generalista e a basso costo. Magari aumenteranno le quantità di caffè acquistato da vari torrefattori per mantenere il prezzo stabile, evitando i rincari per un pò.
In tutti i casi chi subirà le conseguenze sarà il consumatore (te compreso/a). Troverai tante scelte economiche di poco valore oppure acquisterai lo stesso caffè mediamente più costoso di prima. Molti consumatori troveranno sicurezza dei grandi Brand come illy, Nespresso, Lavazza. Nomi validi a giustificare una spesa/acquisto.
Riprenderò questa argomentazione a fine articolo per non andare fuori tema e farti perdere tempo. Torniamo ai motivi per cui il prezzo del caffè è destinato ad aumentare. Ti dimostrerò come tutto ciò che ti ho raccontato fino ad ora non è fantasia, ma un rapporto causa – effetto.
QUALI SONO I 3 MOTIVI PER CUI IL PREZZO DEL CAFFÈ È DESTINATO AD AUMENTARE?
- Cambiamenti climatici – aumento della temperatura nello specifico.
- Ruggine del caffè – un’epidemia su scala globale.
- Consumo paesi produttori – tanti nuovi consumatori dai paesi produttori di caffè.
Come puoi vedere, ci sono due gravi problemi a livello ambientale ed uno di carattere sociale. In entrambi i casi, nessuno di noi può metterci mano per ribaltare la situazione a stretto giro.
Il titolo di questo articolo poteva anche essere 5, 7 o 10 motivi. C’è ne sarebbero diversi da aggiungere, ma nessuno di loro sarebbe capace come questi 3 di spostare così tanto l’ago della bilancia verso i prezzi medi più alti del caffè nel mondo.
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO STA “ASFISSIANDO” LE COLTIVAZIONI DI CAFFÈ ARABICA IN TUTTO IL MONDO E A RIMETTERCI SAREMO TUTTO NOI CONSUMATORI, PRODUTTORI DI CAFFÈ E TORREFATTORI.
Ci sono due principali tipi di caffè (a loro volta diversificate in altre specie) nella miscela della tua tazzina di caffè quotidiana. Sono l’Arabica e la Robusta.
Di queste due l’Arabica è più importante (si l’ho detto e i difensori della robusta possono tornare a bere o vendere l’acqua nera a cui sono abituati) perché ha caratteristiche organolettiche molto complesse che danno gusto, aroma, profumi, acidità e persistenza della crema alle varie miscele.
C’è però un grosso problema al livello di coltivazione dell’Arabica. Richiede ambienti oltre i 600-700 metri sopra il livello del mare per crescere bene. Il caffè vive, cresce e soprattutto fruttifica ai tropici (Nord e Sud dell’equatore). La temperatura media a livello del mare è 27-28°C. Oltre i 30°C in estate.
Caratteristica del clima equatoriale è la costanza attorno i 20°C nella quale le coltivazioni di Arabica si trovano molto bene. Abbassando la temperatura media di qualche grado grazie alla coltivazione in altura (17-22°C) la pianta evita l’incontro con alcuni suoi parassiti (soprattutto gli insetti).
Mentre si discute ancora oggi se il cambiamento climatico sia vero oppure no, la temperatura media attuale nel mondo è di fatto aumentata. Alla Cambridge University hanno stilato uno studio stimando l’aumento della temperatura media globale da + 1,4°C a + 5,8 °C entro questo secolo (2001-2100).
Questi dati si collegano ad un grave problema produttivo delle piantagioni di Arabica: la temperatura in rapporto all’altitudine.
Per tamponare gli effetti del riscaldamento globale (Global Warming), bisogna spostare le coltivazioni di Arabica ancora più in altura. Così facendo è possibile mantenere le temperature nella media ottimale per la vita della pianta (17-22°C).
Qui però sorgono altri due gravi problemi per la coltivazione stessa:
- Aumentare l’altitudine grava ancora di più sui costi medi di produzione (coltivare nelle pendenze delle alture o in montagna, è un processo più costoso della coltivazione pianura),
- Più aumenta l’altitudine, più lo spazio (ettari) per la coltivazione di nuove piante diminuisce. Meno piante = meno produzione. Meno produzione = meno disponibilità. Meno disponibilità = prezzi più alti.
Altra causa del surriscaldamento globale sono la mancanza di stagionalità delle piogge (ai tropici piove in periodi ben precisi) creando forte stress idrico alle coltivazioni. Il caffè fiorisce e fruttifica solo dopo la stagione delle piogge. Mancando la stagionalità la pianta va in confusione fiorendo oppure no nei periodi sbagliati, mandando in tilt fruttificazione e raccolto.
C’è anche la presenza maggiore di condizioni metereologiche estreme come forte vento, raffiche e casi di grandine (quando due correnti opposte calde fredde si scontrano, la grandine è possibile anche in piena estate).
Gli effetti del riscaldamento globale si fanno sentire già oggi per l’economia della coltivazione del caffè. Ma visto che del raccolto:
- non si butta via quasi nulla
- c’è l’aumento di nuovi consumatori a livello globale (Asia soprattutto)
- aumenta la richiesta di caffè verde a basso costo
è possibile ancora mitigare questi effetti negativi. Tutto discapito della qualità della materia prima e del prodotto finale successivamente.
Anche per la Robusta la temperatura è importante. Tollera meglio il caldo, ma peggio il freddo e comunque rappresenta “solo” il 30% della produzione mondiale di caffè. Mentre l’Arabica quasi il 70%. Capisci ora da queste percentuali come il problema dell’aumento della temperatura media sta mettendo a rischio la produzione globale di caffè verde?
Esportazione tipo di caffè e quote di mercato (%)
1992-1996
No Data Found
2012-2016
No Data Found
Arriveremo all’inversione di questi dati? Speriamo di no!
Acquistare un buon caffè verde con pochissimi difetti, pesa molto sulle tasche delle torrefazioni. Di conseguenza si corre al riparo acquistando meno partite di qualità da mixare successivamente con saggezza a prodotti più scarsi, cercando di tirare fuori una qualità media decente.
Questa soluzione può essere valida momentaneamente. A lungo andare nei prossimi 10 anni (o anche meno visto l’impennata di consumo di caffè a livello globale) solo le aziende con un forte potere economico e scelte di gestione aziendale intelligenti potranno continuare a fare qualità. Selezionando materie prime migliori, accaparrandosi accordi commerciali migliori, riducendo i costi di acquisto del caffè verde.
Non a caso, aziende come Lavazza, illy, Nespresso (e altri big internazionali) stiano costruendo basi operative e di produzione direttamente nei paesi produttori. In questo modo metteranno in cassaforte accordi commerciali favorevoli per i prossimi anni, e i loro investimenti agro-tecnologici locali, saranno più efficienti per avere raccolti di qualità da lavorare e vendere. Consolidando la loro posizione di “Big Company”.
Questo è uno dei motivi (sconosciuto ai più) per cui molti consumatori abbandoneranno marchi di caffè dozzinali per tornare dai leader di mercato. Sempre più sinonimo di sicurezza e qualità agli occhi del consumatore negli anni avvenire.
L’EPIDEMIA GLOBALE NELLE PIANTAGIONI DI CAFFÈ: LA RUGGINE.
Ovviamente il caffè non arrugginisce, ma questa malattia viene chiamata così per via del colore della foglia malata verso la fine del suo calvario prima di cadere a terra (color ruggine). Il colpevole di questa malattia è un fungo dal nome scientifico Hemileia vastatrix scoperto dal botanico e microbiologo inglese Miles Joseph Berkeley nel 1867 in quello che oggi è l’attuale Sry Lanka (ai tempi Ceylon) un’isola a sud dell’India.
Vista la data della sua scoperta può sembrare strano che solo oggi negli anni 2000 sia un reale problema. Ma la richiesta e la produzione di caffè nell’800 non era di certo quella di oggi! Non c’erano un gran numero di coltivazioni nei vari paesi tropicali.
Tutte le ricerche e le scoperte su questo fungo assassino del caffè NON sono riuscite ad attirare l’attenzione di persone e paesi produttori. Hanno preferito investire in espansione rispetto alla prevenzione delle coltivazioni. Oggi ne pagano tutti le conseguenze.
Andiamo a leggere un po’ di storia per capire la gravità di questa epidemia che creerà problemi alle piantagioni e quindi aumenti dei costi di produzione del caffè.
“CEYLON ERA LA PIÙ GRANDE REGIONE DI COLTIVAZIONE DEL CAFFÈ DEL MONDO. GLI INGLESI ESPANSERO ULTERIORMENTE LE PIANTAGIONI, SPOGLIANDO L’ISOLA DELLE SUE FORESTE PER PIANTARE IL CAFFÈ IN OGNI ACRO DISPONIBILE. INTORNO AL 1870, LE PIANTAGIONI DI CEYLON ESPORTAVANO QUASI 100 MILIONI DI LIBBRE DI CAFFÈ ALL’ANNO, LA MAGGIOR PARTE IN INGHILTERRA.
IL MODO IN CUI IL FUNGO SI È FECE STRADA DAL SUO NATIVO IN ETIOPIA A CEYLON RIMANE UN MISTERO. PROBABILMENTE TRAMITE LE ROTTE COMMERCIALI NAVALI. AI PRIMI AVVISTAMENTI DEL FUNGO, I COLTIVATORI DI CAFFÈ SPERAVANO CHE SAREBBE SCOMPARSO RAPIDAMENTE COSÌ COME ERA APPARSO, MA NEL 1879 ERA CHIARO CHE NON SAREBBE ANDATO VIA”.
Il motivo? l’eccessivo sfruttamento dei terreni. Le coltivazioni di caffè erano ovunque a Ceylon.
Questa abbondanza e vicinanza delle piante, aumenta esponenzialmente il numero di infezione di questo fungo, propagato grazie al vento. Le piante non sono persone, non possono spostarsi in zone di quarantena e a fine 800 non c’erano le tecnologie e le conoscenze agrarie dei giorni nostri per salvare la situazione.
“IL VIGORE E LA PRODUTTIVITÀ DELLE PIANTAGIONI DI CAFFÈ DIMINUIRONO AL PUNTO DA NON ESSERE PIÙ ECONOMICAMENTE REDDITIZI. DOPO UN PERIODO DI GRAVI SCONVOLGIMENTI ECONOMICI E SOCIALI, I PIANTATORI BRITANNICI RIPIEGARONO ALLA COLTIVAZIONE DEL TÉ TANTO QUANTO AVEVANO FATTO IN PRECEDENZA CON IL CAFFÈ. I BEVITORI DI CAFFÈ INGLESI INIZIARONO A BERE IL TÈ”.
Visto? Parlando della piaga del caffè hai forse scoperto come mai gli Inglesi oggi consumano più té rispetto al caffè! Ma torniamo alla storia della ruggine!
“NEL GIRO DI POCHI ANNI, LA RUGGINE DEL CAFFÈ SI ERA DIFFUSE IN INDIA, SUMATRA E GIAVA, E IL CENTRO DELLA PRODUZIONE DI CAFFÈ SI SPOSTÒ NELLE AMERICHE, DOVE LA RUGGINE NON ERA ANCORA APPARSA. IL BRASILE DIVENNE PRESTO IL PRINCIPALE FORNITORE DI CAFFÈ AL MONDO.”
Ed ecco come il Brasile ha iniziato a guadagnarsi il primo posto della produzione globale di caffè, ma…
“GRAZIE AD UNA QUARANTENA VIGILE, LE AMERICHE RIMASERO LIBERE DALLA RUGGINE DEL CAFFÈ FINO AL 1970, QUANDO FU SCOPERTA NELLO STATO DI BAHIA, IN BRASILE. POICHÉ PRATICAMENTE TUTTO IL CAFFÈ AMERICANO ERA DISCESO DA UNA SINGOLA PIANTA PROGENITRICE SENSIBILE ALLA RUGGINE, IL FUNGO, VOLANDO VIA DAI VENTI, HA CORSO ATTRAVERSO LE AREE DI COLTIVAZIONE DEL CAFFÈ DEL SUD AMERICA E DELL’AMERICA CENTRALE IN MENO DI UN DECENNIO. H. VASTATRIX (IL FUNGO) SI TROVA ORA IN QUASI TUTTE LE AREE PRODUTTRICI DI CAFFÈ DEL MONDO, AD ECCEZIONE DELLE HAWAII”.
Una storia triste vero? Ora comprendo ancora di più il senso del detto: prevenire è meglio che curare!
Dieci anni fa c’è stato un altro allarme ruggine nel Centro America, raggiungendo lo stato di “epidemia” nel 2012. Ovviamente a rimetterci sono stati i coltivatori locali tutto il mercato del caffè, con impennate ai prezzi e raccolti di scarsa qualità.
La coltivazione intensiva di piante da caffè come fu per Ceylon secoli prima, ha fatto in modo che l’episodio si ripresentasse a macchia d’olio in altri paesi e in altri tempi.
Gli anni a ridosso del 2010 sono i precursori del caffè ad uso e consumo di massa di oggi (vedi tutte le cialde capsule caffè di migliaia di marche diverse). Segno di un eccessivo sfruttamento e intensificazione delle coltivazioni.
La ruggine, attacca indistintamente Arabica e Robusta con danni maggiori alle coltivazioni Arabica essendo la pianta geneticamente più delicata.
Non a caso il termine Robusta sta ad indicare una maggiore tenacia della pianta al caldo, ai parassiti e soprattutto agli insetti. Il suo alto contenuto di caffeina viene sfruttato come sistema di difesa.
Il Centro America cole le sue coltivazioni principalmente di Arabica e come suo primo rappresentante il Brasile, ha subito un grave danno/arresto della produzione. Solo negli ultimi 4 anni ha avuto modo di rimediare. Da questo forte colpo accusato, è uscito fuori un nuovo produttore mondiale. Il Vietnam.
Nonostante il Vietnam sia più piccolo del Brasile di quasi 26 volte (estensione in Km quadrati), ad oggi è il secondo produttore al mondo e coltiva quasi esclusivamente Robusta di bassa qualità (passando dal 4% al 20% del mercato).
Da questo quadretto appena descritto, puoi capire due motivi per cui il caffè di oggi è peggiorato rispetto a 20-30 anni fa.
Se mi stai leggendo ed il caffè è la tua passione e magari sei sulla 50ina di età, avrai sicuramente notato come sapori e odori di un tempo siano spariti nella tazzina del tuo caffè.
Chi è nel settore come me, ma più “attempato” o di esperienza possiamo dire, ricorda bene come i sentori di cacao, cioccolato, frutta secca e fiori si sentissero nelle varie miscele nonostante le macchine e i metodi di lavorazione fossero molto meno efficienti di oggi.
I motivi principali di tutto questo peggioramento del caffè sono dovuto al clima (troppo caldo), alla ruggine che ha fatto perdere resa e qualità a tonnellate e tonnellate di caffè, e l’ingresso massiccio nel mercato di Robusta proveniente dal Vietnam dove la quantità viene favorita rispetto alla qualità. Possiamo affermare come il Vietnam sia il “made in china” del caffè. E purtroppo per me e te, l’Italia è uno dei principali acquirenti di caffè Vietnamita…
Volume esportazione caffè e crescita per regione
(milioni di sacchi da 60kg)
No Data Found
Visto come un fungo parassita può sconvolgere equilibri socio-economici di un intero mercato? Hai visto come l’Inghilterra abbia perso il business del caffè nell’800, come il Brasile si sia diventato leader nella produzione salvo poi piegarsi come tutto il Centro America alla perdita di produzione, e come il Vietnam sia sempre più presente nelle miscele di tutto il mondo investendo in quantità e NON in qualità del caffè verde.
Ora mi credi quando dico: il prezzo del caffè aumenterà nei prossimi anni anche a discapito della qualità? Non mi sto inventando nulla purtroppo!
ESISTE UNA SOLUZIONE A QUESTI CONTINUI FOCOLAI DI RUGGINE E MORTE DEL RACCOLTO DI CAFFÈ NEL MONDO?
Ottima domanda! La risposta è Si.
I big mondiali del caffè come illy, Lavazza, Nespresso e tanti altri, stanno investendo miliardi di dollari nell’assistenza specialistica di agronomi nelle varie piantagioni.
Esistono diversi centri di ricerca nel mondo (sviluppati soprattutto nei paesi produttori) dove incrociano diverse specie di caffè per creare e selezionare quella più resistente o addirittura immune alla ruggine e ad altri funghi. Fino ad ora abbiamo citato solo la ruggine in quanto piaga socio-economica, ma esistono molte altri funghi e malattie da debellare per salvaguardare il caffè.
Soluzioni messe a tavolino ci sono, ma ci vorranno anni per svilupparsi. Ipoteticamente, se esistesse già ora un ibrido di caffè resistente a questi funghi, ci vorrebbero comunque 10 e più anni per ricreare le piantagioni e renderle produttive. E per produttive intendo primi raccolti. Di conseguenza ad oggi, la situazione non cambia!
IL CONSUMO DI CAFFÈ DEI PAESI PRODUTTORI STA AUMENTANDO ESPONENZIALMENTE A CAUSA DI UN MERCATO SEMPRE PIÙ GLOBALIZZATO.
La globalizzazione non è solo un male, anzi. Probabilmente è stato “il turbo” per la crescita tecnologica e culturale di tutto il mondo. Internet, social media, trasporti internazionali più accessibili e tanto altro. Il problema è con essa si possono replicare anche cattivi esempi sociali.
Basta guardare cosa sono oggi i social. Odio, terrore e complotti in ogni post o commento. Che noia!
Ora torniamo ai nostri nuovi consumatori. Il modo tradizionale di consumare caffè di molti paesi coltivatori, era ed è come infuso in acqua calda. Intero o macinato. Metodo più lento e “macchinoso” rispetto alle soluzioni moderne. Ma in questi paesi emergenti il rito del caffè è un momento ben preciso della giornata dove la parola “fretta” non è contemplata e lo si passa in famiglia, in compagnia di amici e ospiti.
Nonostante il Brasile ad esempio sia pieno di coltivazioni di caffè, le tecniche di estrazioni moderne ed avanzate come un espresso al bar o in una macchina a capsule non esistevano fino a qualche anno fa. Con la globalizzazione e la modernizzazione dei paesi emergenti, usi e consumi del caffè occidentale sono arrivati ovunque anche grazie all’utilizzo sempre più massiccio di macchine e capsule caffè per uso domestico e le varie caffetterie/roastery.
Precisamente i dati parlano di un 5% in Meno di prodotto esportato a favore dell’autoconsumo nei paesi produttori. Questa percentuale può sembrare bassa, ma si parla di un 5% su una produzione di 152 milioni di sacchi di caffè da 60 kg contro i 92 milioni di 20 anni fa.
Citando in modo specifico un report di ICO (International Coffee Organization):
NEGLI ULTIMI DUE DECENNI, LA PRODUZIONE MONDIALE DI CAFFÈ È AUMENTATA DI QUASI IL 61%, PASSANDO DA 94,6 MILIONI DI SACCHI IN MEDIA NELLA PRIMA METÀ DEGLI ANNI ’90 A 152,2 MILIONI DI SACCHI IN MEDIA STIMATI PER IL PERIODO 2012-2016.
DURANTE QUESTO PERIODO, IL CONSUMO INTERNO NEI PAESI PRODUTTORI È RADDOPPIATO MENTRE IL MERCATO GLOBALE È CRESCIUTO DI CIRCA IL 55%. DI CONSEGUENZA, LA QUOTA DELLA PRODUZIONE ESPORTABILE NELLA PRODUZIONE GLOBALE È DIMINUITA DAL 77% AL 72% IN MEDIA (OVVERO IL 5% DI DIFFERENZA).
Per chiarezza e completezza dei dati eccoti un bel grafico di questo andamento produzione/esportazione.
produzione totate vs esportazioni
No Data Found
Questo andamento di autoconsumo è destinato a salire o a scendere?
A salire! Perché?
“NEGLI ULTIMI 20 ANNI, LA PRODUZIONE DI CAFFÈ E LE ESPORTAZIONI SONO AUMENTATE RISPETTIVAMENTE DEL 61% E DEL 57%. MENTRE UNA QUOTA CRESCENTE DELLA PRODUZIONE TOTALE VIENE CONSUMATA SUL MERCATO INTERNO, CREANDO NUOVI MERCATI PER I COLTIVATORI DI CAFFÈ”.
Esatto nuovi mercati interni più vicini tra loro. Questo vuol dire filiera produttiva più corta, più investimenti locali, più crescita e posti di lavoro non solo dalla popolazione locale, ma anche da grandi aziende multinazionali che investiranno (e già investono) su questi paesi emergenti per costruire bar, caffetterie, aziende di incapsulamento caffè e distributori automatici.
I paesi emergenti sono anche quelli con il boom di nascite. Trainano la crescita della popolazione mondiale. Più figli = più consumatori e lavoratori ovvero l’occasione d’oro da cogliere dalle grandi compagnie di investimento e commercio.
Visto come tutto si intreccia? È inevitabile, il prezzo del caffè è destinato ad aumentare nei prossimi 5 anni a seguire (anche meno).
Da questi aumenti ne trarranno forza i leader di mercato (non è per forza un male, ma occhi aperti), capaci di competere nel mercato mettendo in sicurezza la qualità media del caffè. Investimenti nella produzione, lavorazione, nel rafforzamento del Brand e cultura del caffè porteranno sempre più persone a preferire i prodotti di marca rispetto ai generici.
I vari torrefattori di tutto il mondo che fino ad oggi hanno aggredito il mercato con i prezzi bassi se la vedranno davvero brutta, trovandosi nella morsa del dover abbassare ancora di più la qualità del prodotto finale oppure alzare i prezzi.
I consumatori di caffè come me e te inizieranno (col tempo) ad essere più consapevoli su cosa bere e cosa no. Magari iniziando una vera e propria cultura del caffè. Cultura ad oggi assente in Italia.
Beviamo caffè come se fosse “un diritto acquisito” in quanto Italiani. Ma non dimenticare mai: il caffè è una bevanda. Come tale influenza la nostra vita e salute! Berresti mai acqua sapendo che è sporca? No!
Berresti mai caffè se davvero sapessi come è stato fatto e pensato al risparmio? No! Probabilmente oggi lo fai perché non ne sei consapevole. Manca la cultura del caffè in Italia, ma di certo non è colpa tua. Anzi forse sei solo vittima di questo.
Basti vedere come aziende stile Borbone, Lollo, Kimbo o lo stesso caffè “napoletano”, vengano apprezzate nonostante la qualità ben lontana dalla decenza. In paesi dove si consuma tanto caffè ci sarà sempre più quantità che qualità, compresa l’Italia. Manca cultura e con questo artico voglio dare/fare la mia parte (anche piccola).
Perché per le capsule, le cialde, il caffè in grani o macinato ancora oggi nel 2019 si pensa troppo al risparmio e quindi alla soluzione meno costosa. Lo so bene è il mio mestiere… Colpa soprattutto dei produttori e della loro gara al ribasso per aggredire il mercato. Ci hanno drogato il cervello con l’idea del caffè accessibile a qualsiasi costo.
Si ritroveranno un bell’effetto boomerang quando in molti smetteranno di bere caffè. Per scelta o per questioni di salute.
Non voglio entrare nelle tasche delle persone per carità. Ognuno sceglie in base alle proprie possibilità. Ma stiamo parlando sempre di una bevanda bevuta ogni giorno più volte al giorno per gran parte della nostra vita. Quindi condiziona anche il tuo stato di salute nel tempo.
Oggi molti caffè costano poco e valgono poco. Il loro scopo è solo quello di invadere o cercare di invadere questo mercato. Non c’è nulla pensato a favore del consumatore salvo pochi casi.
Dopo tutte queste informazioni sull’andamento del costo del caffè e dei vari perché. Sono sicuro da ora avrai le idee più chiare su come fino ad oggi si è mosso questo mercato e in che direzione andrà nei prossimi anni.
SENZA CULTURA DEL CAFFÈ, CI RITROVEREMO A PAGARE PER UNA TAZZINA DI “ACQUA SPORCA”.
Fonti integrate per la scrittura di parti dell’articolo:
Malattie caffè https://www.profumiesorrisi.it/cultura-caff%C3%A8/botanica/malattie-della-pianta/
Produzione e consumo caffè https://cafespaces.wordpress.com/2017/12/19/data-insight-world-coffee-production-and-consumption/
Ruggine caffè https://www.apsnet.org/edcenter/intropp/lessons/fungi/basidiomycetes/pages/coffeerust.aspx
Fluttuazioni mercato caffè http://www.ico.org/documents/cy2017-18/icc-121-4e-trade-flows.pdf
Rapporto cambiamenti climatici https://www.nri.org/publications/working-paper-series/4-coffee-and-climate-change/fi
Report caffè e sostenibilità by Nestlè https://www.nestle.it/asset-library/documents/pdf_nostri_report/19_coffeereportitaliano1.pdf
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Ho scoperto un piccolo produttore africano che produce un caffè delizioso. Mi piacerebbe commercializzarlo ma sono totalmente ignorante del settore e non so da dove cominciare. Potrei avere qualche consiglio? A che mi devo rivolgere per iniziare a fare provare dei campioni? Ringrazio per l’attenzione
Grazie del commento Daniela, purtroppo la tua domanda va ben oltre le mie competenze e faccio fatica nel darti un consiglio.
Solitamente il caffè lo commercializza o lo fa distribuire conto terzi, un’azienda di torrefazione di caffè.
Mi pare di capire però che non è il tuo caso.
In Italia per le piccole realtà di produzione di caffè solitamente esistono dei consorzi che si uniscono per acquistare grandi quantità di materia prima o almeno le quantità minime di assegnazione di un lotto.
Quindi si mettono di comune accordo per scegliere la tipologia di caffè da fare importare per l’acquisto o per aggiudicarsi determinate aste.
Nel caso di piccole realtà agrarie o particolari prodotti come potrebbe essere il tuo caso, di solito se ne occupano piccoli torrefattori stile bottega focalizzati sulla produzione di prodotti particolari anche in piccole quantità, come monorogini o “specialty”.
Se il ridotto da te citato è davvero qualcosa di particolare, inizierei a prendere contatto con qualche piccola torrefazione che lavora molto sulle monorogini o su prodotti di nicchia.
Buonasera Daniela,sono nelle sue medesime condizioni…..anche io non sono del settore e cercavo qualche consiglio,lei è riuscita a trovare qualcosa / qualcuno che può darle una mano?
se le va può scrivermi a fcapi@tiscali.it
Buongiorno Signorina Ratti,
Pur con ritardo di un anno rispondo alla Sua domanda (senz’altro superata) riguardo le piantagioni e le produzioni di qualità derivate da competenze elevate ma non valorizzate in Africa, così come non sono valorizzate tutte le altre produzioni nazionali.
Infatti, vent’anni fa mi occupavo di studi e ricerche per la valorizzazione delle produzioni locali di paesi Africani.
L’assenza di organizzazione delle PMI e la volontà politica dei Governi Africani, penalizzano qualunque svolta positiva per un vero rilancio dei paesi africani.
Assenza di volontà politica nella quale mi sono imbattuto per oltre venti anni per cui queste realtà sono destinate a restare nell’ombra .
Raffaele D’Arcangelo
https://www.cede-europe.org