Ho rimandato questo tipo di articolo da troppo, troppo tempo. Ho sempre desiderato fare un approfondimento sulle inchieste di Report riguardanti il caffè, ma causa impegni di lavoro e scarso tempo a disposizione, ci sono riuscito solo ora.
Le inchieste di Report (personalmente) le trovo interessanti. Sia per le informazioni al loro interno, sia per il modo in cui vengono divulgate.
Sempre sul filo del rasoio delle informazioni scomode e troppo scomode ai più.
Usando un aggettivo, le definirei “piccanti”. Un piccante piacevole al palato che arricchire un buon piatto, ma sempre con un occhio attento a non esagerare per evitare problemi prima e “dopo la digestione”. Così vedo le inchieste di Report.
Quindi per aiutarti a gestire questa piccantezza data delle informazioni acquisite in questa puntata, ed evitarti “bruciori indesiderati”, sono qui a commentare la puntata del 21 ottobre 2019 e fare chiarezza su diversi punti corretti, ed alcuni presentati o comunicati ai telespettatori in malo modo.
Cosa intendo di preciso?
Troppo spazio alla libertà di opinione di una persona! Questo non è un bene. Troppa libertà di opinione o di pensiero su una cosa oggettiva, indica una mancanza di comunicazione chiara e indiscutibile.
Attenzione! Non sto assaltando la libertà di pensiero eh! Solo sottolineando come tante parti dell’inchiesta, abbiano lasciato diversi buchi da riempire con la libera interpretazione di fatti concreti, e soprattutto non è stato piazzato un paletto ben chiaro nelle informazioni di base del telespettatore.
Ora però mi sono dilungato anche troppo sull’introduzione. Andiamo al punto!
Questo articolo avrà uno spezzone video dell’inchiesta (6 in totale) e subito dopo commento e spiegazione.
Più avanti vorrei anche trattare la seconda parte sui metalli pesanti nel caffè che, per quanto io già sappia cosa scrivere, si tratta di un argomento tagliente a doppia lama perché riguarda la salute della persona.
Su questo blog faccio approfondimenti, non notizie da 300 parole per piazzare pubblicità ogni 5 righe. Preferisco spendere più tempo per fare un’analisi dei dati precisa e tirare fuori un articolo chiaro, completo e facilmente digeribile a te lettore dei miei articoli (ti ringrazio tanto per questo).
Iniziamo con la prima parte, l’introduzione del conduttore Sigfrido Ranucci.
Si parla di aromi ben specifici come arancia, bergamotto, lime…tutti frutti tropicali aciduli e succosi.
Qui già mi immagino la reazione di molti:
Ma che sta a dì questo?
Ma che s’è bevuto?
Non il caffè di certo!
È comprensibile visto il livello di cultura medio sul caffè in Italia. Mediocre e/o molto basso.
Si beve male e al risparmio. Due concetti che si sposano male in ambito dei cibi e delle bevande.
Sigfrido (ormai siamo amici dopo quattro righe di testo) non sta sparando una supercazzola, ma descrive una parte dei vari profili aromatici realmente esistenti del caffè. Una parte di tantissimi profili aromatici di questo fantastico seme (tostato, perché da chicco verde non è un granchè).
Non parliamo solo di Arabica con tutti i sui toni aciduli, floreali e freschi, ma anche di robusta con il suo profilo aromatico, seppur ristretto. Toni più decisi di spezie, cacao e cereali. Se e solo se parliamo di Robusta di qualità.
Infatti, il buon risultato (indifferentemente se il chicco e arabica o robusta) lo fa il numero di difetti del chicco stesso.
Meno difetti vuol dire più qualità, quindi costoso.
È responsabilità della torrefazione far in modo di cuocere il chicco ad arte in base alle sue caratteristiche chimico-fisiche, senza esagerare con la tostatura se si vogliono mantenere i sentori più floreali, freschi e intensi del seme. Ho usato il verbo “volere” non a caso. È la torrefazione a scegliere.
Su una cosa però non si discute, la Robusta è più povera di sentori per natura stesso del chicco. Infatti, produce pochi oli essenziali a favore di una composizione maggiore di tannini e caffeina.
Il nome Robusta deriva dalla resistenza del chicco a insetti e patogeni. Resistenza data dalla percentuale molto più alta rispetto all’arabica di tannini e caffeina. I tannini contro i microrganismi e la caffeina contro insetti e piccoli animali.
Invece, sui termini di straccio bagnato, cartone, empireumatico (fumo/bruciato) stendiamo un velo pietoso.
Sono difetti molto gravi dovuti a due motivi principali e non per caso:
- Presenza di Robusta a basso costo con un alto numero di difetti (costa poco)
- Tostature scure ed extra scure al limite dell’autocombustione del chicco (oltre i 240°C)
Il primo motivo è del tutto economico, senza girarci attorno, i torrefattori vogliono fare cassa. Pagano il kg di caffè verde una miseria e ci lucrano sopra. È business fine. Di qualcosa si deve pur campare.
Il problema della tostatura scura viene usato come trucchetto per nascondere il più possibile i difetti del caffè a basso costo.
Praticando una tostatura media quindi colore del chicco sul nocciola/nocciola scura, rispetto al nero lucido di una tostatura extra-scura, rimarrebbero inalterati gran parte dei sentori del caffè derivati dalla condizione del chicco.
Se si utilizza caffè con molti difetti ed una tostatura media, tali difetti non si coprono. Cosa succede? Che il consumatore lo sputa al primo sorso, perché tutti i difetti di straccio bagnato, paglia, erba umida e muffa uscirebbero fuori con grande forza. Dopo 2 – 3 caffè di questo tipo, il consumatore smette di acquistarlo. Fine. È tutto qui!
Perché un buon caffè fatto da chicchi buoni o di qualità eccelsa, non ha bisogno di andare oltre alla tostatura media.
Altro appunto da aggiungere, più la tostatura è scura, più il caffè risulta denso e con schiuma alta. Gli zuccheri del caffè caramellizzano al massimo della loro capacità rendendo la bevanda più densa e scura (un mattone per lo stomaco).
Cosa esce da quella macchinetta? Questa è una mia affermazione perché è davvero orribile, palesemente senza corpo. Questo perché le capsule Nespresso hanno 5 gr di caffè invece di 7 (standard espresso italiano). A gusto siamo lì tra 5 e 7 grammi, ma a viscosità e corpo c’è un’enorme differenza.
Sul discorso cialde di carta e capsule compostabili non mi dilungo molto, ho già il mio articolo sull’inquinamento delle capsule e dei vari formati. Te lo lascio lanciano qui se vuoi approfondire in un secondo momento: inquinamento capsule caffè.
Mi limito ad un appunto sul compostabile Lavazza da 42 centesimi. Il prezzo è dovuto più al tipo di caffè contenuto nelle capsule che per la storia del compostabile. Hanno unito nuova tecnologia ad un caffè superiore rispetto alla loro media, ecco il risultato del prezzo.
Ad esempio in negozio ho un compatibile Covim compostabile per sistemi A Modo Mio/Nespresso e si vendono bene a 26 centesimi. Il compostabile ha inciso sull’aumento del prezzo rispetto alla Covim standard, ma non in modo eccessivo almeno per questi prodotti.
Sulla parte dell’assaggio, trovo azzeccata la scelta della capsula Passionale (Lavazza rossa per la maggior parte dei consumatori) in quanto è un prodotto standard che rispecchia l’Italianità dell’espresso (o almeno la sua idea).
Infatti, un 5 o 5,5 come voto ci sta tutto visti i pregi e i difetti. Caffè in parte robusta e in parte arabica come espresso italiano tramanda da sempre anche nei primi bar. Occhio, tradizione non vuol dire eccellenza o qualità.
Poi è il turno di Borbone blu e rosso che con i loro difetti, dimostrano l’utilizzo di materie prime pessime. Chicchi rotti, tarlati e ammuffiti tostati alla temperatura “del sole”. Una tostatura eccessiva atta ad “asfaltare” gli aromi originali del caffè, spostando tutto sul retrogusto molto forte di tostato per coprire i difetti.
Lo dice chiaramente l’esperto: sentori di terra, muschio, gomma bruciata, forte amarezza, fumo e cicoria sono la somma di materia prima scarsa e lavorazione pessima.
L’errore qui, è che nell’assaggio di questi caffè viene solo detto “c’è Robusta”, senza spiegare il perché di questi sentori così negativi come ho appena fatto io. Questa non è informazione! Cosa gli costava a Report aggiungere due parole in più sul perché?
Chiariamo una cosa e poi riprendiamo il discosto, se prendi caffè sempre e solo con lo zucchero puoi affermare: ma a me piace, è buono! Lo zucchero (2-4 grammi) altera tutto il gusto trasformando il caffè in altro. Se NON riesci a bere un caffè amaro anche dopo averci provato con 5-6 tazzine, non lo berrai mai senza zucchero. Bisogna cambiare caffè.
Chiusa parentesi, tutto questo è voluto dalla torrefazione. Non parlo solo di Borbone, possiamo metterci in mezzo Kimbo, Lollo, Barbaro ed altre torrefazioni anche del Nord. Fanno tutti così chi lavora Robusta difettosa.
Loro però a differenza di altri, affermano siano caratteristiche dell’espresso Napoletano. Ma se l’espresso Italiano già di suo è mediocre, quello Napoletano allora è pessimo. Fine. Su questo mi ci metto pure io a costo di prendermi le male parole.
I gusti son gusti. Ognuno mangia e beve a sue spese quello che vuole. Ma la tecnica e le materie prime utilizzate no perchè sono cose oggettive! Se non sai cuocere un caffè, oppure sei costretto a cuocerlo all’inverosimile sapendo già della materia prima scarta a monte, è un tuo volere dare un prodotto di bassa lega al cliente. Non una questione di gusti o di cultura.
Non puoi difenderti affermando “è il vero caffè Napoletano” se non c’è qualità minima nè nella lavorazione nè nella materia prima. Questo modo di lavorare lo fanno in tanti in tutta Italia, non solo a Napoli. Che particolarità avrebbe a Napoli? L’aria del posto o la simpatia?
Non c’è cultura nell’ignoranza. Ignorare questi aspetti è vera ignoranza. Sto parlando alle torrefazioni non al consumatore finale che in parte è solo vittima di queste strategie commerciali.
Ti dico di più per par-condicio, se al posto di Lavazza Passionale avessero provato la capsula a modo mio “Crema e Gusto” oppure “Qualità Rossa” ovvero miscele tipiche della moka portate anche in versione capsula, ti garantisco che oltre al 4 non andavano anche loro.
Anche Lavazza fa prodotti di bassa lega, ma avendo la maestria di tanti anni di esperienza tirano fuori il meglio anche dal peggio, ma sempre di un 4 parliamo giusto per capirci tramite i numeri.
Confronto diretto con Borbone ovviamente non accettato dall’azienda per tutti i motivi elencati prima nell’articolo. L’unica risposta per difendersi è: “il nostro caffè risponde ai gusti dei clienti” cosa che hanno fatto poi nel loro comunicato stampa di risposta a Report (te lo lascio a fine articolo).
Stessa storia per Kimbo e altre torrefazioni Napoletane nella puntata precedente di Report sul caffè in chicchi. Nessuno ha voluto partecipare al confronto.
L’analisi degli esperti è interessante. Non di facile comprensione per tutti come può essere un voto da 1 a 10, ma fa capire cosa si può percepire da una tazza di caffè e come un grafico (radar) rappresenti al meglio le caratteristiche organolettiche della bevanda.
Bellissima l’inquadratura sul tablet a 0.44 secondi con le diciture muffa e “diesel” (ironico).
All’analisi del passionale Lavazza il giudizio è standard, ma se hai visto lo sviluppo del radar e dei commenti dell’esperto, si capisce abbastanza bene il perché. L’acidità bassa ma presente, dovuta alla presenza di arabica nel caffè. Nonostante tutto c’è più sentore di tostato che di frutta fresca ad indicare una tostatura media scura o scura. Come detto prima, rispecchia la sfiorata sufficienza dell’espresso Italiano.
“È un modo di comunicare”
Azzeccatissima la risposta dell’esperto in quanto i voti di giudizio non sono numerici e di base, sconsiglierebbe tutti e 3 i caffè commentati poco prima. Non rispecchiano le caratteristiche tipiche e reali del chicco di caffè e della bevanda.
Report fa una scala da 1 a 10 per dare un metro di misurazione comprensibile al telespettatore e fa bene. Ma così si rischia anche di semplificare un po’ il tutto se non argomentato. Lo vediamo tra poco con un Nespresso originale.
Qui sul Colombia c’è un enorme problema di comunicazione. Non viene specificato che si tratta di un prodotto di altissima qualità (anche se lo si percepisce), non si dice che probabilmente è monogine ovvero un prodotto esclusivo di una determinata zona con determinate caratteristiche e che costa 43 centesimi. Il confronto ci sta per fare differenza tra prodotti di bassa lega e prodotti di qualità.
Almeno affermare una cosa del tipo: ora proviamo un Nespresso originale Colombia prodotto eccellente e ricercato per metterlo a confronto con gli altri prodotti testati fino ad ora.
Qui ci sarebbe stato un senso, perché l’inchiesta avrebbe aperto una discussione per far capire come un Italiano medio beve caffè mediocre o scarso tutti i giorni, e come potrebbe porvi rimedio in modo più cosciente. Scegliendo o testando altri tipi di prodotti ad esempio un illy o questo Nespresso. Spero di aver reso bene l’idea.
Al confronto illy classico (rosso) ne esce fuori con lo stesso voto, ma parliamo di un prodotto standardizzato seppur di alta qualità. Nonostante la sua natura di “standard” per illy, il caffè prende lo stesso voto di un Nespresso Colombia super ricercato “ottenuto dal lavoro di un ristretto e scelto gruppo di coraggiosi coltivatori, che lasciano maturare le ciliegie di caffè sugli alberi più a lungo del solito” citando testualmente la pagina web Nespresso. Il marketing è fantastico :D.
Su Kimbo e Borbone non mi ripeto. Ho già detto i motivi per cui sono votati così bassi (giustamente).
Tutti i difetti di Borbone, Kimbo e simili non sono da vedere solo dal punto di vista del gusto, ma anche salutistico. Bere caffè del genere non è possibile a lungo termine. Il corpo umano rigetta tutti questi difetti.
Parliamo di muffa, umido e bruciato. Di conseguenza micotossine, acrilamide residui carboniosi da combustione. Tutte sostanze che il fegato smaltisce quotidianamente, ma sul lungo periodo al momento dell’ingerimento di questi tipi di caffè il corpo inizia a reagire in contrasto a queste sostanze.
Bruciore di stomaco, reflusso, forte reazione alla caffeina con tremori, mal di testa, mal di stomaco, corsa in bagno dopo il caffè con scariche di diarrea o comunque defecazione quasi istantanea. Tutti segnali per allontanarti dall’ennesima tazzina di caffè “tossica”.
Ripeti questi episodi per anni e anni davvero smetti di bere caffè (scegliere il decaffeinato non fà differenza e l’orzo non c’entra nulla col caffè anche se condivide molti difetti se anch’esso viene tostato male e raccolto in pessime condizioni).
Piccola curiosità: il caffè non fa andare di corpo, ma è diuretico. Al massimo vai a fare pipi con tanti caffè.
A questo punto dell’opinione degli assaggiatori, in generale si respira un’aria di mediocrità. C’è da dire una cosa, a livello intellettuale sono molto onesti perché pur parlando dei difetti o di mancata ricerca di determinati sapori, le segnalano come “problematiche personali”.
Non giudicano il consumatore finale che sceglie caffè pessimo ogni giorno, ma raccontano cosa non è andato incontro al loro palato basandosi su cosa davvero è una tazza di caffè.
Questi assaggiatori sanno bene dove prendere un caffè nel loro tempo libero o a lavoro.
Buona notizia per te, la loro esperienza accumulata nel tempo, non fa di loro delle persone sopra la media. Semplicemente ne hanno fatto una passione come avviene per vino olio, birra ecc. Quindi chiunque di noi con un po’ di attenzione e un minimo di voglia di capire cosa c’è dietro il gusto di una bevanda può capire benissimo i difetti che gli assaggiatori stanno segnalando.
No le supercazzole in doppiopetto e cravatta di quando si agita un calice di vino e col naso si sentono essenze fantasmagoriche!
Non serve saper sentire ogni molecola di una bevanda e fare l’esperto di caffè davanti agli amici, ma è utile comprendere cosa ha portato quel caffè ad avere quel determinato gusto con o senza difetti. Di conseguenza capire cosa è buono o no.
Arrivati ai risultati finali ci sono alcune discrepanze tra i valori dati dagli esperti e i valori dati dall’esperto che collabora con report Andrej Godina. Ma il risultato finale tra i due confronti sono molto simili tra loro.
Da una parte dei giudizi si testano miscele 100% arabica e dall’altra anche 100% robusta, come confrontare le mele con le pere. Però ti ripeto, i difetti riscontrati in questi caffè possono esserci anche in un 100% arabica di bassa lega.
Tutti i sentori di fumo, cenere, gomma bruciata legno, muffa sono difetti dei chicchi stessi e della lavorazione pessima a cui sono stati sottoposti. Qui l’errore di comunicazione di Report è il non far percepire come i difetti trovati, derivano in larga parte da materie prime pessime e lavorazioni altrettanto pessime.
Invece creano solo due partiti: il 100% Arabica è il massimo dell’espresso, mentre la robusta è pura merda (vero nel 90% dei casi, non nel 100%).
Il confronto con Lavazza l’ho apprezzato. È importante la risposta di un’azienda sotto inchiesta come sinonimo di un minimo di trasparenza. Il dubbio che mi viene qui però è:
se avessero testato il crema e gusto o la qualità rossa in capsule, Lavazza sarebbe così trasparente? Non ne sono così sicuro…sicuramente sono io in malafede!
La frase: “un gusto che incontra molto i consumatori” è verità.
Un gusto dettato negli anni anche da Lavazza stessa. Presentando sul mercato prodotti sia ottimi e sia l’esatto opposto anche nello stesso scaffale di capsule. Ma tra i due, il consumatore sceglie la qualità più bassa non per il prezzo (errore pensare questo), ma per abitudine del gusto stesso imposto da Lavazza in tanti anni di pubblicità.
Oggi vediamo in TV qualche capsula Tierra Lavazza ad esempio, ma nei “secoli” la pubblicità con Pietro e il Paradiso ha sempre promosso caffè Lavazza mediocri. E una critica personale questa.
Penso Lavazza sia una grande azienda, ma il suo “caffè degli italiani” ha permesso l’abbassamento del livello generale della qualità del caffè. Se tu Lavazza fai un prodotto da 5 o un 6 scarso come testato nell’inchiesta, e lo metti sul mercato a 36 – 38 centesimi facendolo percepire “di qualità” in rapporto col prezzo, permetti “l’invasione borbonica” del 90/100 % robusta ultra-tostati anche a 1/3 del costo che in rapporto qualità prezzo risulta migliore al consumatore finale. No?
In ogni mercato esistono consumatori alla ricerca dell’alternativa, se non percepiscono chiaramente i valori di un’azienda.
Ad esempio, chi beve illy lo berrà sempre e comunque. Hanno lavorato molto su un tipo di caffè pulito, e costante ripetendo l’operazione fino allo sfinimento. Scelte che fidelizzano pesantemente il cliente, e nel tempo creano anche cultura.
Chi beve illy rosso (o classico) non si beve Borbone nero a cuor leggero. Non ce la fa per questioni di gusto, ma anche di coscienza. Al massimo passa ad un illy Intenso per capirci. Sempre 100% arabica, ma leggermente più tostato e corposo.
Perché la robusta fa la schiuma e non la crema?
Provo a farti un esempio pratico con lo shampoo per capelli. Lo so bene, sono cose un po’ distanti tra loro i saponi e il caffè. Però il principio chimico-fisico alla base è lo stesso.
Se hai i capelli grassi o sporchi e decidi di lavarteli, nel momento in cui fai la prima passata di shampoo vedrai che non si crea molta schiuma rispetto alla seconda passata.
Perché?
Lo shampoo aggredisce la parte oleosa del cuoio capelluto per poterlo rendere solubile in acqua. Componenti oleose e acqua non si mischiano tra loro. Sono immiscibili. Lo shampoo fa da tramite per unire i due. Unire le due parti, permette l’eliminazione con un semplice risciacquo.
Con la seconda passata di shampoo, l’assenza della parte oleosa permette agli agenti schiumogeni di reagire direttamente con l’acqua formando solo schiuma.
In breve, no grassi si schiuma. La stessa cosa accade al caffè!
Con l’Arabica, la parte oleosa degli aromi e oli essenziali si mescolano con la parte acquosa del caffè unendosi e compattandosi insieme per emulsione. Quindi la crema risulterà più sottile come strato, ma più persistente e compatto
Il motivo della persistenza è dato anche dalla presenza di anidride carbonica durante l’estrazione presente nel caffè, che rimane impigliata tra gli oli essenziali e la parte acquosa del caffè.
L’anidride carbonica a livello di elettronegatività delle sue molecole, è più simile a quella degli oli o grassi. Ecco perché rimane stabile nella crema aiutandola ad avere quella consistenza morbida e spumosa. Senza le molecole oleose l’anidride carbonica vola via appena può essendo un gas.
Nella robusta gli oli essenziali sono pochi o quasi 0 se il prodotto è scarso. Al momento dell’estrazione dell’espresso la parte acquosa del caffè non si mescola con nessuna parte oleosa (no emulsione). Di conseguenza la crema risulterà meno compatta e più voluminosa perché tirata su dalla fuoriuscita di anidride carbonica. Non ci credi?
Prova a farti un caffè utilizzando dell’acqua gassata o leggermente frizzante…e guarda che crema che fa! Caffè carichi di anidride carbonica e poveri di oli essenziali schiumano e fanno molto volume. Ma sono inconsistenti. Come il caffè da cui derivano!
Al minuto 2.15 possiamo osservare un esemplare di crema robusta completamente scoppiata!
Altra nota, vedi come la crema ha “macchiato” il bicchiere? Questo è dovuto all’alto contenuto di tannini nella Robusta (e più robusta ci metti nella miscela, più tannini ci sono). Sono presenti anche nel vino, nel cioccolato e ne tè ad esempio. Sono molecole che le piante utilizzano come antibatterici e antivirali come protezione.
Quelli del: vino e caffè macchiano i denti! Per intenderci.
Ma nel nostro organismo reagiscono anche con diversi enzimi e proteine ed il loro eccesso non è un bene perché modificano il senso di fame e sazietà. Non vado troppo nello specifico o finiamo in una puntata di superquark ed io non sono Piero Angela 🙁 .
Ti lascio il link di Wikipedia per le caratteristiche dei tannini (leggi al menù applicazioni) e cosa comportano nell’organismo umano in caso di abuso.
Ecco un’altra grossa differenza tra i due chicchi di caffè arabica e robusta.
Al minuto 2.40 c’è il grande Moreno Faina. Dico grande perché sono stato a fare formazione con lui per due volte all’università del caffè a Trieste (la terza non ho potuto causa lavoro, maledizione).
Lui è un vero professionista, sul caffè ne sa a pacchi oltre ad essere un grande comunicatore. Le lezioni non sono mai pesanti anche se infarcite di tanti tecnicismi bio-chimici in alcuni discorsi. Ecco il suo profilo LinkedIn.
“In casa illy la robusta viene considerata un difetto”
Ma davvero? Fanno solo 100% arabica sarebbe stato strano il contrario. Loro conoscono il caffè e le sue proprietà quindi il 100% arabica è stata una scelta aziendale strategica. Successivamente hanno creato il gusto illy fatto da una miscela di 9 arabiche da tutto il mondo per creare uno standard inarrivabile a mio parere non solo per qualità ma anche per volumi di produzione che fanno.
Illy può non piacere, ma sulla qualità non si discute. Non ti piace? Bene. Dici che non è di qualità? Menti!
Qui la menata del bicchierino da sommelier da Nespresso è il tocco di classe di sta m*inchia. Mi ha triggerato di brutto (agitato, attivato).
In questa inchiesta, trovo Nespresso troppo messa sotto la luce del riflettore e la cosa mi puzza un po’ di marchetta. Resta sicuro il fatto che sto benedetto Colombia sia un prodotto di fascia alta. Ma li si sono tutti preparati nella boutique Nespresso per fare bella figura. Nespresso prima di tutto è immagine.
Perché non provare il Roma o il Ristretto? La fascia “bassa Nespresso”? Ne sarebbe uscita così linda e pinta come tutta l’inchiesta? Avrebbero usato il bicchiere stile calice di vino con questi prodotti? No!
Sicuramente superiore a Borbone e compagnia varia, ma con quale votazione? Provo io a buttarla lì…un 5 o un 6! Non di più…a 37 centesimi e 5 grammi di caffè.
Nespresso è così. Così sono diventati i leader di settore e di conseguenza se hanno avuto successo tanto di cappello. Però dire Nespresso = 8 per come se fosse quello il suo livello base su ogni cosa non sta né in cielo né in terra.
In conclusione…lo scettro agli Svizzeri cosa? Perché? Come?
Illy ha tenuto testa ad un prodotto Nespresso top e molto ricercato con il suo prodotto illy classico standardizzato. Si poteva fare un test a confronto con illy Colombia iperespresso, e si sarebbe ribaltato tutto. Altro che scettro agli Svizzeri. E il Lavazza Tierra? Stessa storia, quindi non vado oltre.
Borbone e compagnia con qualsiasi loro prodotto NON possono minimamente competere con prodotti medio e medio alti. Nessuno dei loro prodotti è sufficiente. Sono insufficienti per loro natura e concezione aziendale di bassa qualità. Fine. Non c’è comunicato stampa di risposta che tenga (a fine articolo). Espresso Napoletano cosa? Sono solo scuse per difendersi dalla figuraccia.
Come accorgersi di una Robusta o di una Arabica? Senza zucchero se è presente acidità c’è Arabica, se la tazzina rimane molto macchiata è robusta. Poi c’è il discorso di Sigfrido sulla schiuma, ma ci sono macchine con emulsionatori che forzano la creazione di crema ed il risultato all’occhio può essere falsato. Non al gusto!
Se il caffè “allappa” ovvero asciuga la saliva della tua bocca, c’è tantissima Robusta e fatta anche male.
Per tutto il resto, si evince di nuovo come in Italia siamo molto indietro come cultura del caffè. Essere grandi consumatori è diverso da essere grandi intenditori.
E le aziende ci mangiano sopra. Chi glielo fa fare di alzare la qualità e gli investimenti se lucrano già così?
Per noi Italiani l’espresso è da 5 in giù e a quanto pare, ne andiamo fieri. Non vediamo con un minimo di oggettività o autocritica oltre alle nostre abitudini.
Siccome l’Italia è il paese del mangiar bene allora anche il bere è così. Sicuramente…
Peccato davvero, perché dove c’è arroganza e superbia allora c’è ignoranza. Questa ignoranza la paghiamo cara ogni giorno, in formato capsula, moka, bar o cialda.
Hai interesse in un approfondimento anche nella seconda parte della puntata di report su caffè e metalli pesanti? Fammelo sapere con un commento ?
Fonti:
Replica Borbone: https://www.comunicaffe.it/report-sulle-capsule-borbone-rivendica-il-gusto-popolare-dellespresso-napoletano/
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Sono concorde con la sua analisi della puntata di Report….mi permetto di dire ..a mio parere ..che se Report avesse affermato l’utilizzo di prodotti come da Lei descritto al limite di qualita’ d’utilizzo forse avrebbe ..senza le adeguate prove, aperto i fianchi alla possibilità di una causa non da poco..mentre puntare su una errata tostatura utilizzando una tipologia di caffè povera di aromi segnala un problema di qualita’ ascrivibile al gusto e alla piattezza dello stesso della maggior parte dei consumatori..
Grazie per il commento Gianni.
Report già in passato in altri servizi sul caffè, ha indagato sul caffè al porto di Trieste e delle aste per l’assegnazione dei lotti.
Ovviamente ogni lotto ha un prezzo maggiore o no in base alla qualità della prateria prima. Nel caso di quelle a costo molto basso la qualità dei chicchi ovviamente era penosa. Ma per legge (arriverà un articolo su questo) non si contano in se per se i difetti.
L’unica cosa davvero tutelata è la quantità di chicchi in frammenti (mai oltre una determinata percentuale) e la presenza di muffa e micospore. Anzi caffè che con la tostatura possono eliminare gran parte dei derivati della muffa sono lavorabili e vendibili.
Questa manica larga legislativa permette l’uso di caffè indegni in alcuni casi. Poi è sempre scelta del torrefattore se investire in qualità oppure no.
Sicuramente Report ha frenato su alcuni concetti per evitare qualche problema legale come dici nel commento e la cosa è plausibile perché ci hanno messo di mezzo i marchi delle aziende.
Ma non è ragionevole raggruppare tutti i difetti riscontrati nelle analisi in: la presenza di robusta è un difetto. È un concetto troppo generico che non dà modo al consumatore di poter davvero valutare la qualità di un prodotto.
L’altra faccenda è il tipo di tostatura utilizzata. Cosa mai citata nell’analisi di Report. Magari in futuro parleranno anche di questo.
Ciao, ho letto attentamente il tuo post e devo essere sincero nel fatto che soprattutto per quanto riguardo Nespresso ho avuto le stesse impressioni.
Vorrei chiederti, dato che non sono un fan di Illy, non mi esalta, vorrei avere delle capsule di qualità per la macchina che sto andando ad acquistare… Quali marche , pellini, vergnano? I quali altre?
Ciao Daniele, grazie del commento.
Se illy non ti aggrada proprio come gusto ci sta. Illy ha sempre lavorato sulla sua miscela e sul suo gusto rendendolo un vero marchio di fabbrica. Altra cosa per cui magari non ti piace, è perchè il caffè illy è un 100% arabica e magari cerchi un qualcosa che sia più corposo e meno aromatico. Le due marche che hai citato Pellini e Vergnano sono 2 aziende serie e le trovi anche all’ipermercato. Ci sarebbe anche l’Or espresso con una discreta scelta di miscele oppure il Mokador compatibile Nespresso. Di marche anche semi-artigianali ce ne sono tantissime quindi fare una lista completa è impossibile. Ma almeno i primi 3 nomi li trovi un po’ ovunque negli Ipermercati. Ti resta solo il provare e trovare i caffè che più ti aggradano.
Il concetto di qualità nel caffè in Italia è ancora molto indietro rispetto a ciò che il consumatore finale conosce sul vino o anche sulla birra ad esempio. Sul caffè il consumo si basa ancora quasi totalmente sul gusto personale (mi piace o non piace) indifferentemente dalla qualità stessa della bevanda che beve ogni giorno.
concordo.
Vi sono quindi per le macchine nespresso delle cialde di qualità?
Se si che marche?
Ciao Roberto, certamente ce ne sono. Ora una lista completa (sarò sincero) è un po’ difficile per me perché non sono un consumatore Nespresso. Ma basandomi sulle informazioni che ho sicuramente illy, Vergnano, Pellini sono prodotti molto curati. C’è Lavazza poi come prodotto quasi sufficiente in alternativa. Ci sarebbe anche Mokador che è un marchio da noi trattato, ma non per le capsule Nespresso e non sono facili da trovare in giro. Magari se me ne tornano in mente altri, aggiorno il commento.
Sulla qualità, molto dipende da quanto sei disposto a spendere, perché il prezzo sul caffè indica se si è andati a risparmio oppure no. Molti dicono che il prezzo alto è solo marketing e in diversi prodotti Nespresso originali gli do anche ragione. Ma in linea generale un prezzo medio più alto indica caffè e lavorazioni migliori.
Se vuoi approfondire come viene valutato il prezzo del caffè in capsule ti lascio il link all’altro articolo qui nel blog: http://www.areacaffeshop.it/capsule-caffe-a-basso-costo-no-grazie/
Grazie per la domanda 🙂
Sono un incallito bevitore di caffe illy al bar e sopratutto a casa con una magnifica saeco magic delux, da 25 anni dovendomi trasferire sll’estero per lavoro e non potendomi portare la saeco dietro ho opato per una nespresso con capsule illy portando una scorte delle 3 intensita di 1500 capsule un buon investimento ma bevendo mediamente 7 caffe al giorno sono piu omeno un anno di caffe.
L’aroma e il gusto mi soddisfano al 100 % la qualita illy non si discute ma, la consistenza non mi soddisfa, dopo aver testato su diverse macchinette per escludere la loro responsabilita, ho anche scritto alla illy segnalando il problema, ma non ho ricevuto risposte soddisfacenti, la mia impressione è che ci siano meno grammi di caffe rispetto a quelli che impiego nella mia saeco, ma non ho modo di verificare.
Un caro saluto
Ciao Marco, grazie per l’interessante commento.
Sicuramente la Saeco di cui parli è una macchina interessante. L’espresso macinato al momento e utilizzato volta per volta senza lasciare la campana caffè piena di grani per giorni e giorni, è sicuramente un’ottima esperienza.
C’è poi da fare molta attenzione nella pulizia e manutenzione di tali macchine. Macinando il caffè al momento, sporco e incrostazioni rovinano tutta la bontà del caffè, e nel tempo anche della macchina stessa.
Manutenzione e pulizia è uno dei motivi per cui le macchine a capsule hanno avuto successo. Sono molto più facili da gestire e con costi di acquisto e gestione molto più bassi.
Sul discorso della tua macchina Nespresso hai ragione. Il motivo per cui la consistenza del caffè non ti soddisfa è dato dalla bassa grammatura.
Le capsule Nespresso di qualsiasi marca sono a 5 grammi di caffè contro i 7 grammi dell’espresso Italiano (circa 29% in meno). La grammatura incide molto sulla corposità del caffè (quella che tu chiami consistenza) e meno sul gusto. Per questo al gusto lo trovi piacevole, ma al palato risulta “acquoso”.
Se ami il caffè illy ci sono 2 alternative molto più valide in capsule:
1. il sistema proprietario con le capsule iperespresso illy –> http://www.areacaffeshop.it/categoria-prodotto/capsule/illy/iperespresso/
2. oppure le capsule MPS illy –> http://www.areacaffeshop.it/categoria-prodotto/capsule/illy/mps-illy/
Il caffè illy è sempre la stessa miscela, cambia solo il formato e la macchina su cui lavora. Mentre per Nespresso cambia anche il corpo per la storia dei 5 grammi.
Ho scritto un articolo apposito sulle capsule Nespresso a marchio illy e sul perché sia stata una scelta discutibile dal punto di vista dei principi del marchio. Il tuo commento mi da ragione a quanto pare.
Ecco il link se vuoi approfondire http://www.areacaffeshop.it/illy-compatibile-nespresso-attacco-dei-cloni
Ciao Andrea, molto interessante la tua opinione. Quando ho visto quel servizio mi si è aperto un mondo, e oggi ho quasi paura di bere il caffè in cialde quando me lo offrono o sul luogo di lavoro. Da 4 anni a casa ho una Lavazza a modo mio e ahimè utilizzavo capsule Borbone, credendo che la sua diffusione fosse sinonimo di qualità. E invece..
Così stavo pensando di eliminare del tutto capsule e cialde e di andare solo di moka, con quella si dovrebbe stare più tranquilli no?
Oppure se ho capito bene, Lavazza ha la passionale che prende una sufficienza…ma non so se ci sono altre capsule compatibili di buona qualità.. forse Vergnano?
Grazie e saluti
Grazie mille Giuseppe per la tua testimonianza.
Purtroppo in Italia, abbiamo la concezione errata del: siamo grandi bevitori di caffè, quindi siamo esperti.
In realtà, l’Italia ha l’esperienza nella preparazione dell’espresso essendo una nostra invenzione famosa in tutto il mondo, ma non del caffè come materia prima. Si predilige troppo l’apparenza e poco la sostanza.
Per questo le aziende che più spendono in pubblicità, sono quelle più acquistate senza pensiero dal consumatore finale, in quanto non c’è reale cultura di qualità.
Mentre per altri prodotti tipo la pasta, sappiamo se un marchio predilige la qualità oppure no a prescindere da quanto viene sponsorizzato. Per il caffè no.
Ora per mia esperienza, la quasi totalità di caffè partenopei con la qualità reale non si incontrano manco di sfuggita. Che poi a uno possa piacere o meno il gusto è personale, ma la qualità tra materia prima e lavorazione non è sufficiente.
Il consiglio che posso darti è non guardare il marchio in sé, ma la miscela. Esempio visto che citi la moka, Lavazza qualità rossa non è paragonabile a uno qualsiasi di Lavazza iTierra. Poi dipende dal tuo palato se apprezzare oppure no.
Se vuoi una lista personale di aziende che ho potuto valutare di persona o dove ho più esperienza sono: illy, Mokador, Mitaca, Vergnano e Pellini.
Metterei anche Lavazza, ma l’azienda sotto il vessillo del “il caffè degli Italiani”, ha cosi tanti prodotti da creare confusione. In diversi eventi, ho bevuto delle vere eccellenze marchiate Lavazza, ma roba mai vista in giro purtroppo.
In conclusione, su pochissimi caffè il ricarico sul prezzo deriva dalla pubblicità (esempio: alcune miscele Nespresso), altrimenti il prezzo al KG è già la prima discriminante sulla qualità stessa del caffè, poi la miscela e poi il marchio.
Grazie mille della risposta, sei stato molto chiaro.
Ora che ci penso, forse il vero e unico caffè della mia vita l’ho bevuto nel padiglione dell’Uganda all’expo 2015. Ovviamente amaro e con mezzo bicchiere d’acqua…niente a che fare con il classico espresso a cui siamo abituati noi.
E’ un po’ come il cacao. La fava di cacao è una cosa, volerlo mangiare spalmato su un biscotto è un’altra. Bisogna distinguere da ciò che fa bene e che può essere comunque buono al palato, da ciò che è molto soddisfacente per il palato, ma in quanto a qualità e benessere apporta poco, anzi.
Proverò tierra, sperando di riuscire a eliminare quel poco di zucchero integrale di canna che uso solitamente. Dopo il tuo articolo ho ancora più consapevolezza, grazie!
Ciao Andrea, a parte il fatto che ti chiami esattamente come il mio socio Andrea Ciccarelli, dagli Abruzzi, ti scrivo in quanto condivido che a volte si vuole fare informazione anche con una discreta dose di obiettivita’, ma Report ha toppato in pieno.
D’altronde per le grandi marche, passare attraverso le maglie e i filtri vari è prassi avere coperture e difese varie. Mi ricordo la battaglia della associazione Italiana contro l’obesità infantile, che divulgava i danni dovuti all’olio di palma presente nella Nutella, oppure prova a parlare della pasta Italiana Barilla che di ingredienti italiani ha ben poco.
Ma se pensi che i buyers della grande distribuzione sono interessati al ‘gusto percepito’ scopri allora perché sono così bravi le grandi marche ad abbassare la qualità e creare l’abitudine al consumo. Come provare a cambiare la pappa ad un gatto…
La cosa peggiore, per me che vivo all’estero, e’ scoprire che i nuovi mercati imparano a dire che Nespresso è Italiano, che e’ un vero espresso… che tristezza… Mai provato ad aprire una capsula Nespresso ed annusare? Auguri… Ciao e buon lavoro.
Ciao Oscar, grazie per il commento e salutami il tuo socio omonimo 🙂
Tornando al tuo discorso, è molto vera la frase “gusto percepito”. Le grandi industrie del food sono anni che cercano “ricette magiche” per rendere appetibili alimenti con ingredienti di basso livello e scarsissimi dal punto di vista nutrizionale.
Tale ricerca serve appunto ad “abituare i nuovi consumatori” ad uno standard (se cosi si può dire, di basso livello. Da una parte capisco il problema di poter sfamare una popolazione mondiale che cresce a ritmi insostenibili in alcuni paesi al mondo, dall’altro non accetto i vari pretesti per promuovere prodotti più buoni/sani di quello che sono tramite marketing “furbetto”.
Per il discorso Nespresso, hanno fatto un po’ una paraculata. Perché da come scrivo nell’articolo, di Nespresso sono andati a prendere un prodotto che non è proprio standard nella loro linea di vendita, in quanto è proprio un prodotto premium.
Invece con illy ad esempio, è proprio il loro prodotto pensato per “la massa” ad essere di ottima qualità, che poi supera di molto gli standard con prodotti come le monorigini illy.
Se il confronto fosse stato prodotto standard Nespresso (arpeggio, roma e simili) con illy classico o intenso, Nespresso ne usciva meno “vincente”.
Detto questo avendo provato quasi tutti i prodotti Nespresso, non credo proprio rappresentino l’idea di espresso Italiano.
1. Perché la grammatura da 5gr in ogni capsula fa risultare il caffè poco corposo e piacevole al palato.
2. Perché la persistenza al palato anche dopo 15 minuti dall’assaggio, non c’è se non con i prodotti premium come il Colombia, Guatemala ecc…
Per i resto, paraculate a parte di report, in genere il quadro completo che fanno è davvero terribile in Italia. Anno dopo anno si sta abbassando la qualità media del caffè (e di altri prodotti) tutto a discapito dell’ignaro consumatore che guarda sempre di più solo al prezzo che alla sostanza.
PS: su questa diatriba per Nespresso c’è questo articolo: http://www.areacaffeshop.it/illy-compatibile-nespresso-attacco-dei-cloni/
dove parlo proprio dei limiti di questo caffè in rapporto alla scelta di illy nell’andare su questo mercato con un compatibile Nespresso.
Ciao Andrea, ti faccio i complimenti per i tuoi articoli, davvero interessanti e utili a creare una coscienza nel consumatore. Io consumo giornalmente almeno due capsule iperespresso Illy, apprezzo specialmente la qualità marrone e quella rossa; Vorrei chiederti se ti risulta che questo tipo di capsule in materie plastiche, rilascino al passaggio dell’acqua calda delle sostanze tossiche e quindi pericolose per la salute. Credo sia un argomento che interessi a molti e quindi ti ringrazio se saprai darmi qualche buon consiglio.
Grazie Davide per il commento. Anche io da Agosto scorso consumo iperespresso. Rosso e Brasile 🙂
Tornando alla tua domanda, la risposta è si con un grosso MA.
Le capsule di oggi rispetto a quelle di anni fa, seppur in plastica sono molto più sicure. Le grosse aziende come illy, Lavazza e simili, investono molto sul discorso dell’alimentarietà dei materiali delle capsule.
Anni fa nel 2007 vidi un report sulle capsule espresso point Lavazza, e la presenza di “sostanze derivate dalla plastica” c’era nell’ordine della ppm ovvero parte per milione. Per farla breve è una roba davvero impercettibile. Ma c’è.
Qui ti lascio il link al significato di PPM: https://it.wikipedia.org/wiki/Parti_per_milione
Ho cercato spesso dati come questo del 2007 negli anni, ma non ho mai trovato nulla di concreto online aggiornato ad oggi. Volevo scriverci un articolo fatto bene, anche perché l’argomento è molto sentito dalle persone quindi il rischio di “pestare una grande me**a” c’è.
Nel caffè ci sono molte sostanze che possono essere tossiche, e la loro tossicità resta legata alla dose o quantità che dir si voglia. Una di questa è la caffeina a dirne una, eppure con la piccola quantità presente nell’espresso ha più benefici che danni.
L’acril-ammide derivata dalla tostatura del caffè, soprattutto nei caffè scadenti già dal chicco verde tostati a temperature elevatissime, è molto più presente rispetto alle sostanze rilasciate dagli involucri di plastica delle capsule. Anche gli eventuali metalli pesanti derivati da fertilizzanti/pesticidi sono più presenti rispetto alle sostanze plastiche.
Anche le capsule di alluminio rilasciano alluminio. Il concetto che faccio passare ai clienti con cui parlo è:
“Si, qualcosa c’è che passa nell’acqua, ma l’estrazione del caffè della capsula è cosi veloce che plastica, caffè e acqua non fanno in tempo a contaminarsi a vicenda in modo grave.”
Per dirla tutta, è più tossico un caffè caldo lasciato a freddare in un bicchierino di plastica (per questo consiglio tazze in vetro, ceramica non colorati e cartoncino) che il consumo di un pacco di 100 capsule.
Spero di averti soddisfatto con questa risposta.
Grazie davvero, per la logica equilibrata con cui affronti gli argomenti che ti sottoponiamo.
Dopo aver avuto il covid (sic!) ed essere rimasto per due mesi senza olfatto e con il gusto che percepiva tutto salato per settimane, ho ricominciato da zero anche col caffè.
Solo dopo questa esperienza sono riuscito ad arrivare al caffè:
1) senza zucchero
2) con alte percentuali di arabica, se non 100%
La questione del caffè Nespresso (=marchetta) di Report l’ho notata anche nella precedente puntata di Report dedicata al caffè, poi ripresa da molti siti e blogger: all’estero il caffè è migliore, ecc. In quel caso tra le marchette c’era Starbucks, presentata come migliore e continuamente nominata.
Sorpreso dal fatto che esistesse Starbucks in Italia, cercando su google ho scoperto che in quel periodo apriva a Milano l’ennesimo Starbucks.
Avendo bevuto caffè all’estero (non vivo in Italia) posso assicurare che il caffè non è molto buono, anzi c’è la corsa ad avere le macchine italiane, che poi i baristi usano poco. Ho anche provato all’estero dei caffè più buoni che in Italia (ad esempio in un parco divertimenti in Polonia).
Parlo di “estero” cioè un concetto molto nebuloso. Quando si dice “all’estero funziona così” si sta sempre dicendo bugie. Bisogna specificare: nella città X, al bar Y il caffè espresso è buono. In genere spesso si ha caffè solubile o turco (polvere di caffè lasciata direttamente nell’acqua) – che se fatto bene è un prodotto valido. Sono “estero” anche la Francia, la Macedonia e l’India. Non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Comunque di buono in queste inchieste c’è la speranza che i baristi privati seguano più scrupolosamente la manutenzione delle macchine, se non lo facevano prima. E che il consumatore diventi più consapevole.
Temo anche che la corsa all’arabica (che è più sensibile alle malattie della robusta, che non a caso ha quel nome) porterà all’aumento dell’inquinamento da pesticidi.
complimenti,una lezione di alto livello sul prodotto caffè,con tanto di nomi.riguardo report c’è solo da dire lunga vita a questo programma ,si contano sulle dita della mano programmi e giornalisti degno di questo nome.sicuramente ci sarà stata una sorta di autocensura per evitare l ennesima querela,sistema con cui si cerca di azzittire i veri giornalisti in Italia,ormai veramente in via di estinzione.un saluto.